La Famiglia delle Orchidaceae è la più diffusa nel mondo tra le piante superiori con una distribuzione cosmopolita e più di 28.000 specie. Le orchidee sono maggiormente diffuse nelle aree tropicali ed equatoriali sono si sono evolute 20-30 milioni di anni fa; in Europa si contano circa 500 specie, in Italia circa 150 e in provincia di Ferrara circa 30. Il nome della Famiglia deriva dal greco orchis (=testicolo) e fa riferimento alla forma degli organi sotterranei.
Gli organi sotterranei sono fusti modificati in rizomi o rizo-tuberi per l’accumulo di sostanze nutritive di riserva che garantiranno lo sviluppo della pianta in primavera.
Il fusto è uno scapo fiorale variabile a seconda delle specie, sia per altezza (10-80cm) che per i caratteri, da liscio a scanalato, glabro o pubescente. È verde e fotosintetico ma può essere mascherata da altri pigmenti come il colore viola nel genere Serapias. Le foglie sono basali, parallelinervie che si riducono a squame o brattee nelle forme con carenza di clorofilla (Limodorum, Serapias).
Anacamptis morio
Anacamptis pyramidalis
Ophrys apifera
Ophrys sphegodes
I fiori sono generalmente riuniti in un’infiorescenza a spiga più o meno densa di forma variabile, anche unilaterale (Epipactis) o spiralata (Spiranthes).
Il fiore è altamente specializzato, ha simmetria bilaterale ed è composto da 3 sepali esterni e 3 petali interni (6 tepali). Il petalo centrale inferiore è il labello, profondamente modificato per attrarre gli impollinatori e risulta rivolto perso il basso per la rotazione di 180° dell’ovario (resupinazione). Il labello si può prolungare in uno sperone posteriore che può contenere nettare.
Anacamptis pyramidalis
Anacamptis coriophora
Gli organi riproduttivi maschile e femminile si fondono in un’unica struttura a colonna detta gimnostemio. L’unica antera produce polline agglutinato in due masse polliniche o pollinii (a forma di clavetta) formati da un peduncolo che sorregge la massa pollinica e da una base adesiva per attaccarsi facilmente agli insetti. L’ovario è infero e resupinato diviso in tre carpelli mentre lo stimma è costituito da una cavità stigmatica che riceverà il polline.
Dopo l’impollinazione l’ovario si trasforma in una capsula contenente decine di migliaia di semi dispersi dal vento (anemocoria). Poiché privi di nutrimento (endosperma), la loro germinazione è legata alla simbiosi con ife fungine di solito del genere Rhizoctonia. Tra lo sviluppo del seme e la fioritura possono trascorrere dai 4 ai 15 anni. Solo nelle specie con clorofilla mascherata da altri pigmenti (es. Limodorum, pinete litorali e Bosco della Mesola), questa simbiosi dura per tutta la vita della pianta mentre nelle orchidee autotrofe cessa al raggiungimento dell’autonomia nutritiva.
Il rapporto pianta-insetto delle orchidaceae è tra i più affascinanti del mondo vegetale. Le orchidee attirano gli insetti per l’impollinazione con la produzione di nettare o l’inganno. I colori e i profumi di Anacamptis pyramidalis e di A. coriophora ad es. indicano la presenza di nettare nello sperone a ricompensare l’insetto per la visita del fiore.
Altre specie sono leggermente profumate ma prive di nettare e ingannano l’insetto a cui rimarrà attaccata la massa pollinica che impollinerà altri fiori. Il genere Ophrys, invece, utilizza l’inganno sessuale imitando l’insetto femmina con la forma e il colore del labello e la produzione di feromoni. Ecco, quindi, che gli insetti maschi ne sono attratti e, nel tentativo di accoppiarsi, staccano le masse polliniche che restano adese sul loro corpo. Oltre all’impollinazione incrociata, non è rara l’autofecondazione con i pollinii che si ripiegano sul ginostemio anche a fiori completamente chiusi come nel genere Cephalanthera.
Cephalanthera damasonium